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//Assumere un’AI in azienda. Parte 3: come è fatto il nuovo stagista (virtuale)?


Le AI non sono più solo linee di codice e algoritmi astratti, sono diventate veri e propri "compagni virtuali" con cui possiamo dialogare, collaborare e innovare. Le chat e le interfacce di conversazione sono diventate la porta d'ingresso a un mondo di potenzialità straordinarie.

Immaginate di poter comunicare con un assistente virtuale che non solo comprende il vostro linguaggio, ma può anche anticipare le vostre esigenze e rispondere con intelligenza e creatività.

Questo è solo l'inizio. La Gen AI sta rivoluzionando le interfacce utente in modi che cambieranno radicalmente la nostra esperienza digitale.



Abbiamo capito dai precedenti post che quando si parla di AI Generativa il verbo giusto da usare, almeno per me, è Assumere, non adottare, non implementare.


Sono convinto che l’AI sia un nuovo tipo di risorsa tra quelle ad oggi disponibili in azienda che, anche se riguardo alla Generativa non rappresenta un abito giusto per tutte le stagioni, è in grado di darci, con la sua capacità ‘dialettica’ un nuovo approccio al mondo della digitalizzazione.

Chiedere ad un AI Generativa ciò che non sa fare -ad esempio fare calcoli- è come chiedere ad un Boeing di trasportare solo un foglio di carta per fare pochi metri. È quindi opportuno chiedersi sempre a quali tecnologie esistenti affiancarla.


Abbiamo quindi capito, spero siate tutti d’accordo, che l’inquadramento giusto da dargli è quello di uno Stagista plurilaureato, onniscente, arrogante, disponibile 24x7, poco costoso (per ora) e sempre affamato dei vostri dati, a rischio altrimenti di allucinazioni. E che in quanto stagista va affiancato e monitorato perché non ci si può mai fidare troppo. Soprattutto se lo si usa ‘così com’è’.


Ma come è fatto questo stagista?

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